domenica 8 dicembre 2013

Hans-Joachim Roedelius, Durch Die Wüste ( Sky, 1978 )

Hans-Joachim Roedelius ( nato a Berlino nel 1934 ) iniziò a disimpegnarsi dai Cluster, divenuti sempre più una creatura di Brian Eno, verso la fine degli anni '70. Il suo primo album, Durch Die Wuste, fu il frutto di due anni di prove con Plank. Peter Baumann lo aiutò invece a concepire e realizzare Jardin Au Feu. Poi Roedelius fu davvero solo, autore di tre ''auto-ritratti'' in musica che definirono una volta per tutte il suo stile soffice e sereno, centrato attorno al pianoforte, puntellato dai ritmi in staccato. Nel 1979 Roedelius si trasferi' in Austria, dove nacquero alcune delle sue opere più liriche: Lustwandel, Wenn Der Sudwind Weht e soprattutto il capolavoro di questa fase, Offene Turen, in cui Roedelius prese confidenza con il pianoforte a coda e il sintetizzatore. Negli anni successivi si specializzò nel registrare romanze senza parole in cui uno o più strumenti acustici sono avvolti indelicate fasce elettroniche: Wasser Im Wind, Flieg Vogel Fliege e soprattutto Geschenk Des Augenblicks, un commosso poema alla felicità ( che impiega anche violino e violoncello ). Continuando in quella direzione Roedelius pervenne su Wie Das Wispern Des Windes a un sound etereo fino al punto da sembrare irreale, come nelle opere migliori di Harold Budd. Alla fine del decennio invece il musicista, colto da una crisi ideologica, si diede improvvisamente a ritmi ballabili e improvvisazioni di sassofono, che dal jazz-rock vaporoso di Momenti Felici portarono alla fusion aggressiva di Bastionen Der Liebe, alla testa di un complesso di dieci unità. Anche Der Ohren Spiegel diventa un esercizio nel contrasto dei timbri e dei ritmi, specialmente nei ventiquattro minuti di Reflektorium. Nel frattempo Roedelius ha anche fondato il teatro di danza ''Treffpunkt Wien'' nella capitale viennese. Accompagnato da sassofono, contrabbasso e violino, Roedelius ha forse trovato nelle sonate di Variety of Moods, in particolare l'eterea Muy Encantado, l'equilibrio più atmosferico di questa ( un pò confusa, ma sempre raffinatissima ) stagione, nonchè ( con Solo-Monotonie ) una via molto molto più umana, e molto più new age, al suo pianismo ''pittorico''. La lunga meditazione trascendente di Hasta Moderato testimonia di come Roedelius sia conteso fra raga indiano e impressionismo occidentale, fra ripetizioni minimaliste e quadretti melodici. A quel punto Roedelius sente il bisogno di resuscitare i Cluster e lo fa con Apropos Cluster, sul quale svetta una suite di venti minuti ( il brano eponimo ) come non se ne sentivano da dieci anni. A tratti Roedelius dà cenni di regressione verso un passato più semplice. Tace è uno dei suoi album più rilassati e lineari, intriso di valzer e di marcette. Due brani nello stile dei Cluster registrati anni prima con Brian Eno, Captured By Letters e Long Run, vedono la luce su Theatreworks. La sinfonia contemporanea fonde questo anelito verso la grazia e l'innocenza con lo sperimentalismo più ardito ( partecipano Asmus Tietchens e Lars Strochen ). Storia parte fanno i cinque Selbsportrait, che raccolgono gli esperimenti tentati all'inizio degli anni '70 dall'artista ritiratosi monasticamente in un cottage rurale con i suoi strumenti elettronici prediletti. Il Diary continuerà quella serie di confessioni intimiste. RATING:****

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