martedì 17 dicembre 2013

Billie Holiday, Lady in Satin ( Columbia, 1958 )

La vicenda umana di Billie Holiday colpisce profondamente rileggendo la sua biografia. Cresciuta in un ambiente misero e violento, Lady Day riusci' a riscattarsi, attraverso la musica, raggiungendo un'espressione vocale di altissimo livello artistico. Tuttavia, i problemi con la droga e le crudeli discriminazioni razziali che segnarono profondamente la sua rsistenza, fanno di Billie Holiday un personaggio tanto tormentato quanto leggendario. Scoperta da John Hammond che la vide cantare in un locale di Harlem, iniziò a incidere nel 1933 con Benny Goodman e successivamente con Teddy Wilson, e per tutti gli anni Trenta si esibi' con successo nella 52a strada. Collaborò stabilmente con Count Basie e Artie Shaw divenendo una delle prime cantanti di colore ingaggiate da un'orchestra bianca. Il suo partner preferito era comunque lester Young, con il quale condivideva una sorta di telepatia musicale. La figura di Lady Day è stata immortalata cinematograficamente molte volte: nel 1946 prese parte al film New Orleans, in italiano ''La città del jazz, di Arthur Lubin, nel quale interpretava la parte della cameriera di una cantante lirica. In anni più recenti la cantante pop Diana Ross è apparsa nel film biografia Lady Sings the Blues dedicato a Lady Day. Nel lungometraggio compare questa frase a lei attribuita che definisce la sua arte in modo esemplare: ''Io non mi figuro di cantare. Io mi sento come se suonassi uno strumento a fiato. Cerco di improvvisare come 'Pres', come 'Satcchmo'. Quello che esce fuori è ciò che sento. Non mi va di cantare una canzone cosi' com'è. Devo cambiarla alla mia maniera. E' tutto quello che so''. RATING: *****/e mezzo

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