domenica 27 ottobre 2013

John Zorn, Naked City (Elektra Nonesuch, 1989)

Siamo alla fine del 1989 a Houston Street, l'arteria newyorkese che separa il Greenwich Village da Soho. Li' c'è un locale ( The Knitting Factory ) dove si fa sperimentazione e sul quale il mondo della musica tiene da tempo gli occhi puntati addosso. Lo ha aperto due anni prima Michael Dorf, un giovane laureato del Wisconsin, che con una certa dose di coraggio offre una settimana della sua programmazione autunnale a uno strano ensemble formato dalla crème dei musicisti d'avanguardia della Grande Mela capitanato dal sassofonista/compositore John Zorn. Ai ragazzi Dorf da carta bianca: se vogliono,posson pure fare le prove << in pubblico >> del loro nuovo progetto artistico. << i primi cinque giorni che John, Bill, Fred, Wayne e Joey si sono messi a provare sono stati assolutamente incredibili >>, ricorda Dorf. << John è arrivato la prima volta alle dieci del mattino con un libro pieno di spartiti musicali: c'erano tutte le canzoni che aveva preparato incluse le parti dei singoli strumentisti. Alle nove di sera della stessa giornata, il gruppo aveva già imparato 25 pezzi e li stava suonando davanti a una folla che si era radunata nella nuova sala del nostro locale. La mattina successiva John ha distribuito le partiture di altre 15 canzoni; per l'ora dello show il gruppo aveva familiarizzato con i nuovi brani e aveva ulteriormente provato quello che era stato montato il giorno precedente. Questa trafila è andata avanti  anche nei tre giorni successivi. In solo cinque giorni il gruppo ha messo in piedi un repertorio nuovo di zecca, l'ha provato, l'ha raffinato dopo di chè è partito per il tour europeo come se stesse insieme da anni >>. John Zorn ha New York nel sangue: ci è nato (il 12 settembre 1953), ci è cresciuto e ci ha sviluppato tutta la sua ricca cultura musicale, radicata nel jazz ma capace di prendere le direzioni più diverse ed imprevedibili, dal punk alla musica da film, dal country and western all'avanguardia rumorista. <<La mia musica è New York City, io sono New York City >>, dice Zorn <<mi identifico totalmente con il concetto di vita, con i ritmi, i rumori e le atmosfere di questa metropoli>>. Non a caso Naked City è la rappresentazione sonora delle pulsazioni, delle mille frequenze, delle durissime contraddizioni, dei ritmi esasperati della New York di fine millennio. Con Zorn si calano nella nuova avventura l'eclettico Bill Frisell, il formidabile batterista Joey Baron, il fantasioso tastierista Wayne Horvitz, il creativo bassista/compositore inglese Fred Frith: tutti complici, suggeritori ma anche diligenti esecutori delle trovate di questo stravagante folletto che ai tempi, si presenta con pantaloni militari, giubbotto di pelle nera, taglio di capelli punk, occhialetti tondi da intellettuale e immancabile sax a tracolla. Lui, da tutti i punti di vista, è l'elemento catalizzante del gruppo. Inusuale e fuori da ogni norma, la sua musica colpisce per il carattere eccentrico ma anche per l'indiscutibile valore intrinseco sia compositivo che di pura estetica armonica. L'intuizione del personaggio è altrettanto inconfutabile: saper mescolare con equilibrio e gusto elementi diversi, spesso appartenenti a mondi culturali opposti, è operazione di indubbio valore. Ancora più di valore, è la diabolica abilità nello spiazzare e confondere anche l'ascoltatore più navigato. Naked City è un collage di 25 titoli, alcuni dei quali veri e propri frammenti di furore sonoro dai titoli  fantasiosamente deliranti (Fuck The Facts, Speedball, Igneous Ejaculation, eccetera) perchè, come sostiene Zorn, << a volte mi viene in mente un titolo e su quell'idea compongo un brano. E' la mia filosofia musicale: devo avere sempre qualcosa di concreto a cui ispirarmi>>. Altri pezzi sono composizioni con tempi e melodie apparentemente lineari sulle quali, d'improvviso, s'innestano schegge impazzite noise o piccoli insert di stili completamente diversi da quello del tema dominante, esattamente come succede quando giriamo la manopola di una radio FM. In questo caleidoscopio stilistico, c'è tutta la genialità di Zorn ma anche la mostruosa abilità tecnica degli altri membri del gruppo capaci di passare con nonchalance da un pezzo rock a uno stacco di puro bebop per poi transitare dal country and western e tornare immediatamente alla fusion jazz rock. A chi si domanda quanto ci sia di scritto e quanto sia legato all'improvvisazione, John precisa che << ho gli spartiti di tutti i brani anche se è giusto dire che cerco sempre di conservare un equilibrio tra esecuzione e improvvisazione. Quest'ultimo aspetto, infatti, è determinante poichè lascia maggiore libertà ai musicisti con cui suono e li rende maggiormente responsabili di un apporto concreto alla dinamica del gruppo e, di conseguenza, all'intero progetto.Lo stesso trattamento artistico riservato ai pezzi originali viene applicato a sigle televisive e musiche da film, da sempre territorio di conquista privilegiato da Zorn. La sua versione di The Sicilian Clan di Ennio Morricone è un pezzo di classe purissima almeno quanto lo Sparo nel buio (A Shot In The Dark), di Henry Mancini. Anche se ad andare veramente oltre c'è la personalissima interpretazione del tema di James Bond di John Barry o il fantastico arrangiamento delle musiche dei telefilm Batman che apre in modo assolutamente esplosivo il lavoro. << Ho da sempre una grandissima passione per il cinema>>, dice John, << probabilmente dovuta alla magica combinazione musica/immagini. Sin da piccolo sono stato un accanito divoratore di film e per me è stato naturale approcciare le colonne sonore più leggendarie rivisitandole secondo la mia  sensibilità e il mio stile>>. Un'altra passione di John Zorn è quella per il Giappone e le sue culture millenarie ma anche le sue tendenze moderne. <<E' un Paese che mi esalta visivamente. E' estremamente veloce, c'è una massa di informazioni costante e rapida. Per questo ci passo molto tempo: raffina il mio pensiero, mi rende creativo. Molti dei pezzi di Naked City sono stati scritti in Giappone>> E giapponesi sono Anche lo squinternato vocalist Yamatsuka Eye e l'illustratore Maruo Suehiro le cui tavole trasgressive nella busta interna dell'ellepi' (o nel libretto della ristampa su cd) se da una parte hanno fatto diventare Zorn un beniamino dei punk hardcore, hanno anche causato problemi con la comunità asiatica che haritenuto quei disegni oltraggiosi. Il disco è stato un'operazione cosi' straordinariamente unica da vedere il titolo trasformarsi nel nome del quintetto stellare condotto da John Zorn. Il quale oggi, a distanza di più di dieci anni ricorda il progetto Naked City come  <<un laboratorio creativo e compositivo in costante evoluzione. Tengo a sottolineare questo concetto; non eravamo una band ma un laboratorio vero e proprio tanto che nel momento in cui ho smesso di ascoltare e rielaborare con nuove composizioni i suoni e gli stimoli degli altri musicisti il progetto si è concluso>>.    (Dal libro a cura  di Ivo Franchi, ''100 dischi ideali per capire il jazz'', scheda di Ezio Guaitamacchi).  Valutazione: 5/Stelle e mezzo

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